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Le cappe chimiche sono dei veri e propri dispositivi di protezione collettiva (DPC) e gli elementi che costituiscono questi sistemi sono progettati per tutelare al meglio la salute degli operatori.

Al punto 2 della norma UNI EN 14175 sono descritti i requisiti, in particolare:

  1. La capacità di contenere i contaminanti generati da un processo in atto all’interno della stessa.
  2. La capacità di rimuovere dallo spazio di lavoro (volume interno) i contaminanti generati da un processo in atto all’interno della stessa.
  3. La capacità di minimizzare gli effetti delle perturbazioni esterne come le correnti dell’aria ambiente, il movimento dell’operatore preposto alla cappa e del personale presente in laboratorio.
  4. Il livello di protezione contro spruzzi di liquidi o contatto con particelle.
  5. Il livello di protezione contro le esplosioni. Riguardo i primi due punti, il flusso d’aria estratta da una cappa chimica ha come scopo unico quello di liberare il volume interno alla cabina dalle sostanze nocive che vi si sviluppano impedendo che queste, uscendo dall’apertura frontale della cappa stessa, vadano a contaminare gli ambienti di lavoro.

La quantità di sostanze rilasciate nella zona di lavoro è determinata dal valore di contenimento della cappa ed è misurata in ppm, parti per milione; più basso è questo valore, maggiore è il livello di sicurezza.

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